di ANMIC
15 aprile 2020Un contributo di Padre Philipp Meyer
Padre Philipp è preoccupato. Non solo lo preoccupa la nostra società, ma anche la Chiesa. Ci sono volte, in cui non sa se essere conservatore o progressore, infastidito da una delle due parti e da opinioni radicali o persone che polarizzano. In questa crisi, le persone hanno sempre più nostalgia di Dio, sentono un profondo bisogno di trovare risposte alle loro domande. E proprio ora non è possibile tenere le messe.
“Signore, insegnaci a pregare” , chiesero i discepoli a Gesù (Lc 1,11). Da ciò vediamo che anche allora la messa non era una scuola di preghiera, ma una forma di comunicazione. Questo significa: in che forma dovrebbe svolgersi la messa, per aiutare le persone a costruire concretamente un rapporto con Gesù Cristo? Dopo questo periodo il nostro compito deve essere chiaro: iniziare proprio dove la Chiesa ha perso il filo.
Sì, questa coronacrisi in qualche modo preme il pulsante di reset per tutto il mondo. Può questo ripristino diventare per noi un nuovo inizio, un tenero e piccolo inizio che porta la chiesa dove si trova Gesù Cristo, verso la forza e la speranza? Allora dovremmo chiederci: posso io stesso indicare agli altri la direzione verso la vera fonte, Gesù Cristo? Penso sia bello che Gesù non solo ci inviti a venire da lui, ma allo stesso tempo si fidi di noi, per diventare questa fonte per gli altri.
Padre Philipp Meyer OSB, nato a Braunschweig nel 1981, è entrato nell’abbazia benedettina Maria Laach nel 2006, ha fatto il professorato, ha studiato teologia a Salisburgo e Roma ed è stato ordinato sacerdote nel 2015. Recentemente è stato pubblicato il suo libro “Dio rende inquieti”. Per padre Philipp, Dio esercita un fascino che eclissa tutto il resto.
Immagine: © Padre Philipp Meyer