Invalidità civile e licenziamento

di ANMIC

11 febbraio 2025

Contributo dell’avvocato Domenico Sabia

Un datore di lavoro può licenziare un invalido civile, assunto attraverso le categorie protette, al quale nel corso di un rapporto di lavoro viene riconosciuto un aggravamento e quindi un aumento della percentuale d’invalidità civile sulla base della presunta inutilizzabilità della sua prestazione lavorativa? Alla domanda risponde l’avvocato Domenico Sabia dell’ANMIC Nazionale di Roma.

È possibile affermare che il diritto del lavoratore invalido di richiedere che il datore di lavoro adotti tutti gli accorgimenti che gli consentirebbero l’effettivo espletamento della prestazione lavorativa, è un diritto riconosciuto ma che trova un limite nell’organizzazione interna dell’impresa e in particolare nel mantenimento degli equilibri finanziari, nonché del diritto degli altri lavoratori di conservare le mansioni ad essi assegnate.

In sostanza, il datore di lavoro è tenuto a adottare accomodamenti ragionevoli, volti a consentire al lavoratore che ha visto aggravare la sua invalidità di rimanere nell’organizzazione aziendale. Con l’espressione “accomodamenti ragionevoli”, introdotta nell’ordinamento italiano dal legislatore nel 2015, si intende l’adozione di quegli accorgimenti necessari a adeguare mansioni e luogo di lavoro alle esigenze del lavoratore invalido con conservazione del salario maturato. Ad esempio, l’adeguamento della postazione di lavoro, l’adozione di nuove tecnologie, l’eliminazione di barriere architettoniche, la rimodulazione delle attività o l’introduzione del lavoro agile. Tuttavia, le modifiche devono essere commisurate alle caratteristiche dell’azienda e devono garantire il rispetto delle condizioni di lavoro degli altri dipendenti.

 

Immagine: CC0 1.0 Universal, www.unsplash.com

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